Sabato 13 aprile 2024, visita all’organo Antegnati-Serassi

Carissime/mi Socie/Soci,

vi segnalo che sabato 13 aprile alle ore 10.30, si è svolta la visita all’organo Antegnati-Serassi, nel presbiterio del Duomo Vecchio.

Il numero dei partecipanti fu di 24 persone.

La priorità di adesione fu ovviamente concessa ai soli soci/socie dell’Associazione “B. Misinta”.

Ringrazio fin d’ora, il nostro presidente Luciano Faverzani. e la nostra bravissima Mariella Sala per l’impegno profuso nell’organizzazione.

 ABSTRACT (Sabato 13 aprile, ore 10.30)

Visita all’organo Antegnati – Serassi del Duomo Vecchio di Brescia recentemente restaurato.

E’ stata sicuramente di grande interesse e ha suscitato viva curiosità, la visita al restaurato organo Antegnati-Serassi del Duomo Vecchio.

Giuseppe Spataro, direttore dei lavori di restauro, ci ha presi per mano e condotti con calma lungo l’iter dei lavori e ci ha, passo passo, spiegato i vari cantieri che è stato necessario istituire per compiere il restauro (non solo il cantiere per l’organo ma anche quelli per la cassa, per le ante e per i ritrovati affreschi del Romanino) illustrandone le caratteristiche ed evidenziando la necessità di artigiani di altissima competenza in ogni settore. Basti vedere il distacco delle ante – dipinte anch’esse dal Romanino – dal Duomo Nuovo dove erano state riposte, provvisoriamente, opera cui si sono prestati i rocciatori della Valle Camonica: il video è di straordinario vigore e suscita davvero meraviglia. 

Dopo di che Spataro ha suonato lo strumento, mettendo in risalto sia le file del ripieno Antegnatiano, sia gli strumenti da concerto Serassiani, sia la “voce umana”. 

La visita si è poi conclusa in una maniera assolutamente imprevedibile e molto interessante: Spataro ci ha condotti su per le scalette che portano dapprima alla tastiera dello strumento e, arrivati in cima, aprendo due finestrelle si è potuta ammirare la struttura interna dello strumento rendendosi così conto che – oltre alle poche canne di facciata – gli organi hanno altre centinaia e centinaia di canne inserite nel SOMIERE.  Grande strumento, in Duomo Vecchio, con una voce preziosa, opera di magnifici artigiani e di grandi restauratori (dagli organari ai restauratori delle carte per i cartigli che riportano i vari registri dell’organo): merita davvero di essere valorizzato.

https://youtu.be/fGqOHgWYkvo?feature=shared

(10 maggio 2023, Duomo Nuovo Brescia,  filmato del distacco delle Pale del Romanino).

Locandina

Mercoledì 10 aprile 2024, conferenza della dott.ssa Letizia Barozzi

Titolo dell’intervento: «Un cielo di molte figure in mosaico»: per una ricostruzione dello spazio sacro del Mausoleo di S. Catervo a Tolentino.

(L’incontro presenta una parte significativa della tesi di dottorato recentemente discussa presso L’Università di Roma La Sapienza) (XXXV ciclo)

Relatrice: Letizia Barozzi, PhD (Sapienza Università di Roma,)

Abstract

Il mausoleo di S. Catervo a Tolentino, il panteum cum tricoro fatto costruire da Settimia Severina per il consorte Flavius Iulius Catervius, console e membro della classe dirigente della societas romana, è una delle architetture più importanti e significative del territorio marchigiano.

L’architettura è oggi completamente inglobata nelle strutture della cattedrale di S. Catervo, ma gli scavi archeologici e le ricerche finora condotte ne hanno confermata una datazione al IV secolo, rendendo indubbio il legame con il sarcofago tardo antico del console Flavio Catervio e l’iscrizione dedicatoria, che rimanda alla costruzione dell’edificio. Sia il sarcofago che il mausoleo furono oggetto di una rinnovata attenzione proprio sullo scorcio dell’Alto Medioevo, per la sua somiglianza con il Santo Sepolcro e la costruzione, conseguentemente, di un’agiografia attorno alla figura di S. Catervo, pellegrino a Gerusalemme.  L’intervento vuole offrire una ricostruzione dell’aspetto della cella tricora verso la metà dell’XI secolo, quando il monastero di S. Catervo fu posto sotto la protezione imperiale e il mausoleo oggetto di una campagna decorativa, di cui oggi resta un lacerto d’affresco rappresentante le Vergini Prudenti, ma che doveva interessare tutto l’ambiente del panteon, dialogando con la cupola stellata paleocristiana, il «cielo del panteone», dove fino alla fine del XVIII secolo, come confermato dalle fonti, erano ancora visibili le «molte figure di mosaico» che lo abitavano.

Letizia Barozzi ha conseguito la laurea magistrale in Storia e Critica dell’Arte presso l’Università degli Studi di Milano sotto la guida del professor Paolo Piva, per poi perfezionarsi presso la Scuola di Specializzazione della medesima università, conducendo una ricerca sulla funzione delle Croci trionfanti di area marchigiana, umbra e toscana nello spazio liturgico.

Ha recentemente concluso il percorso di Dottorato di Ricerca presso Sapienza Università di Roma (XXXV ciclo) sotto la guida del Professor Fabio Betti, specializzandosi sull’arte altomedievale del territorio centroitaliano, con particolare attenzione ai legami tra la produzione artistica di VIII e IX secolo in area centro italiana e l’arte dei centri del potere della Langobardia Maior.

Cultore della materia per Storia dell’Arte presso Sapienza Università di Roma e per Storia dell’Architettura presso l’Università degli Studi di Brescia , è attualmente impegnata in progetti di studio di contesti del Lazio altomedievale.

Barozzi