Archivio mensile:febbraio 2018
Mercoledì 14 febbraio 2018. Conferenza dell’Ing. Edoardo Bignetti.
La conferenza dei febbraio della nostra Associazione
si terrà il mercoledì 14 alle ore 16 nella sala dell’Emeroteca.
L’Ing Edoardo Bignetti ci parlerà
della Danza Macabra che si osserva spesso come
elemento decorativo-educativo dell’uomo medievale
La presente trattazione cerca di spiegare il significato e il percorso delle Raffigurazioni Macabre, sviluppando la progressiva metafomorfosi dell’Icona della Morte, dalla “Peste nera a cavallo” alle immagini dell’incontro dei “Tre Scheletri e i Tre Cavalieri”, dal “Trionfo della Morte Regina”, alla “Danza Macabra degli scheletri”, tenendo ben presente quali fossero i maggiori riferimenti di riflessione, per l’uomo medievale, nel colloquio con la Morte e cioè: la religione e la società civile.
Attraverso i secoli, che vanno dalla fine dell’Impero Classico fino all’XI sec. sconvolgimenti bellici, geografici, sociali, epidemie, carestie, devastazioni militari e politiche, e motivazioni soprattutto religiose, ancorarono la vita dei popoli europei e circostanti alle terribili paure apocalittiche propagandate dalla Chiesa e Religione Cristiana, con innegabili influenze nel rapporto fra la vita e la morte.
Nel corso poi dei Tempi Nuovi (XII,XIII,XIVsec.), si assiste alla nascita e al proliferare di una nuova cultura dell’essere e del morire, legata all’evoluzione della società in seguito allo sviluppo sia della tecnica e tecnologia (in una visitazione più laica e positiva della scienza nel rapporto causa-effetto, nella Logica, e negli accadimenti in Natura), sia della dialettica dei rapporti Stato – Chiesa, sia dello crescita degli Ordini Conventuali, che della nascita e sviluppo dei Centri di cultura e Università. Insomma una nuova cultura dell’Essere e del Morire, che si fece parte della vita quotidiana e cosi anche l’Arte e in particolare quella Pittorica,che si fece portatrice delle istanze sia Clericali, che Laiche, in un contesto più umano. In tal senso l’Uomo in parte recuperò la sua libertà interiore, il senso della vita. La letteratura iniziò a trattare temi laici sul piacere del vivere e sull’Amor Cortese, (Chanson de Roland ,.. Le Roman de Perceval ou le conte du Graal,… Tristan et Iseut,…), trovatori e menestrelli si fecero portatori di queste nuove istanze girando per le Corti e le Campagne; l’incontro con la Morte si fece concretezza nella rappresentazione dello scheletro e si rappresentò una morte concreta non più assoggettata unicamente e drammaticamente alla Damnatio Mori, del Giudizio Finale, nel tribulato rapporto : Piacere= Peccato. Ognuno dei personaggi dipinti, con il proprio sorriso quasi sarcastico, ci presenta un quadro di satira sociale dove l’esistenza umana si mostra nel suo grado più alto della propria limitazione; la Morte è vista come sorte comune a tutti e presentata nel suo aspetto riequilibratore di qualsiasi ingiustizia.
Nella seconda metà del sec. XIV la raffigurazione del connubio Peste Nera – Morte, con lo scheletro iroso apocalittico, andò via via esaurendosi , salvo che in alcune aree dell’Umbria e della Toscana per recrudescenze del morbo.
Nei secoli successivi ,dal XV/XVIsec in avanti, si evidenziò viepiù il Contesto Religioso nella nascita delle Correnti Riformiste e Controriformiste, la nascita e articolazione nel tempo e nello spazio del Tribunale della Santa Inquisizione, il consolidarsi dei confini Nazionali e le guerre di Espansione, i contatti con i nuovi mondi al di là dell’Atlantico e gli sviluppi commerciali, culturali e scientifici con l’estremo oriente e con i paesi Arabi e da ultimo, ma non per ultimo, lo sviluppo della stampa, che rapidamente raggiunse ogni luogo e rese disponibile a molti la presa visione e lettura di incunaboli, stampe, xilografie, incisioni con riproduzioni di scheletri, di morti, morti di ogni livello sociale, dal politico al religioso, al militare oltre che al cittadino comune e al servo della gleba. In tale contesto si stempera gradualmente l’attenzione verso i Trionfi della Morte, con lo scheletro armato di arco e frecce e archibugio in un contesto apocalittico, rinvigorendo i temi delle Totentanz prima e dando poi dal XVI sec. preminenza e largo spazio alle raffigurazioni della Pietas, della Passio, del Compianto e Resurrezione.
Con riferimento alle osservazioni espresse nella dispensa dal titolo : “La Danza Macabra: concetto, iconografia, storia”, la dott.ssa TATIANA ARNONE scrive :
“…[..]… La danza macabra rappresenta un evento culturale del tardo Medioevo che per lo storico dell’arte E. Male e gli storici J. Huizinga e A. Tenenti, compare inizialmente in Francia, per diffondersi secondo due direttrici prevalenti che vanno dalla Francia al Mar Baltico e dalla Francia alle Alpi orientali, fino a trovare piena espressione nell’Europa settentrionale dal XIV al XVI secolo. E. Male ne evidenzia l’origine popolare e pertinente al repertorio della predicazione, facendola derivare da una prima drammatizzazione di una predica sulla morte, per iniziativa di qualche predicatore francescano o domenicano che intendeva sostenere la verità della sua predicazione. …//… come nel caso di Girolamo Savonarola nelle sue prediche antimedicee a Firenze, ciò contribuendo a diffondere nelle città una sensibilità collettiva di fronte alla morte. Le danze di morte dunque, costituiscono una preziosa testimonianza dello stato spirituale e morale che regnava nel Medioevo, un’epoca che coltivò l’idea della morte con tanta insistenza, probabilmente a causa della peste che dovette generare un profondo sbigottimento nell’animo della generazione che sopravvisse ai suoi assalti più violenti. Morte, non solo come pia esortazione (memento mori), ma anche, a volte, satira sociale, perché i poveri potevano vedere i ricchi come propri eguali, e grande argomento cristiano: Dio unirà i peccatori, davanti a Lui tutti sono uguali e responsabili delle proprie azioni: la morte dunque si poneva come messaggera di Dio..//.. Alla base dello sviluppo dell’idea sulla morte e dell’eguaglianza dinanzi ad essa, sembra esserci la concezione della danza- ronda come forma di movimento propria dei morti, derivante dal concetto più generale che ogni movimento sopramondano e dell’aldilà sia danza: danzano le stelle, gli dei, gli spiriti. La mistica danza dei morti diviene un’apparizione quasi spettrale. Questa concezione, che è nello stesso tempo un memento mori, solo nel Medioevo si presenta in forma di danza dei vivi e dei morti insieme, come annuncio della morte e liberazione dalla vita terrestre. ..//…L’immagine più familiare che nello spirito dell’uomo, svegliava l’idea dell’abbandono alla volontà altrui, era precisamente l’immagine della ronda. Questa danza toglie ai partecipanti ogni volontà propria, essi sono trascinati da chi li guida, tracciando il cammino, chiudendo e aprendo la catena, annodandola e sciogliendola. Nella ronda della danza della morte s’incatena l’umanità tutta: pittori e poeti trovarono una rappresentazione diretta per far comprendere ai vivi che tutti dovranno percorrere lo stesso cammino per raggiungere la medesima meta e attraverso le stesse angosce. …”