L’INCISIONE OLANDESE E FIAMMINGA. MOSTRA A CURA DI GIUSEPPE NOVA

GIUSEPPE NOVA

L’INCISIONE OLANDESE E FIAMMINGA (Il periodo di massimo splendore: i maestri del XVI e XVII secolo)

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(Rembrandt, San Gerolamo inginocchiato in preghiera (bulino e puntasecca, 1635)

BREVI CENNI SULLA MOSTRA

La mostra, curata da Giuseppe Nova, si snoda su un percorso diviso in tre sale con un apparato iconografico composto da 90 opere. L’esposizione si apre con uno dei più grandi talenti dell’arte grafica di tutti i tempi, Lucas van Leyden (1494-1533), prosegue poi con la fantastica esperienza della Bottega “Ai Quattro Venti” di Anversa e dei suoi formidabili interpreti (dal suo fondatore, Hieroymus Cock, a Pieter Brueghel “il vecchio”, da Philippe Galle a Claes Jansz Visscher, ecc.). Seguono poi i rappresentanti delle altre Scuole del Cinquecento olandese e fiammingo (Jan Sadeler di Bruxelles, Christoph van Sichem di Amsterdam, Hendrick Goltzius di Haarlem e Theodor de Bry di Liegi). Non potevano mancare i tre massimi rappresentanti del Barocco olandese e fiammingo: Pieter Paul Rubens, Anton van Dyck e Rembrandt.

Nella seconda metà del Seicento prese piede nei Paesi Bassi il Pauperismo, una corrente culturale ed artistica che si pose in netto contrasto con la pittura ufficiale barocca.

In catalogo, oltre al fondatore, Adriaen van Ostade, abbiamo i principali rappresentanti: Cornelis Bega, Jan Both, Jan Fyt, Adriaen van de Velde, e Allaert van Everdingen. Chiude la mostra l’ultimo esponente della famiglia Visscher, Claes Claesz II Visscher, autore di una delle ultime Bibbie fiamminghe, edita in prima edizione nel 1689 e poi riedita, ma in versione acquarellata, nel 1700, due anni prima della morte del maestro, che avvenne nel 1702.

Con la morte dell’ultimo esponente della famiglia Visscher si chiuse anche quello che passò alla storia come il “periodo di massimo splendore dell’incisione olandese e fiamminga”, prima dell’arrivo e dell’affermarsi dell’Illuminismo che non richiese più agli incisori “estro e invenzione”, ma solo “una certa abilità tecnica ed una solida base scientifica”. Sintomatico di questa circostanza è il commento che uno dei massimi studiosi di grafica antica, l’inglese Arthur Hind, fece nella prefazione della sua “Storia dell’incisione”. Così l’Hind stigmatizzò la situazione: «Fin dall’inizio del 700 nei Paesi bassi gli incisori smisero di essere considerati illuminati maestri del bulino, ma semplici allievi dell’Illuminismo imperante». Si concretizzò, così, la fine di quel magico periodo durato due secoli e, quindi, anche la mostra si ferma qui.

  1. NB)

L’esposizione sarà visitabile, presso il Museo Diocesano di Brescia – via Gasparo da Salò, 13, in esclusiva gratuita per il gruppo “B. Misinta”, il giorno giovedì, 28/ottobre /2021, alle ore 10,00, accompagnati dal curatore, il nostro socio Giuseppe Nova. Appuntamento all’ingresso dotati di Mascherina, Carta d’identità, green pass.

NB) Per ragioni organizzative prego tutti coloro che sono interessati, di avvertirmi via mail.

Con stima, il segretario

Edoardo Bignetti

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Visita guidata a Cavriana e Castel Goffredo

Gita di mercoledì 15/05/2019

a Cavriana e Castel Goffredo

PROGRAMMA

Ore 08,30: partenza da Parking Castellini con Bus

Ore 10,00: visita a Cavriana, dove la tradizione racconta che fu luogo di vacanza e di delizie per Isabella d’Este, sposa dal 1490 di Francesco II Gonzaga.

A Cavriana visiteremo il noto Museo Archeologico dell’Alto Mantovano, accompagnati dalla dott.ssa Archeologa e poi Villa Mirra, che così come appare, nasce nel XVIII sec. sui resti del palazzo Gonzaghesco del XV sec. celebre crocevia del cammino Risorgimentale Italiano.

Ore 12,30: sosta pranzo non lontani da Cavriana, in una nota trattoria di stampo Mantovano, chiamata “Alla Corte dei Bicchi”

Ore 15,00: partenza per Castel Goffredo, dove alle ore 15,30/15,45 saremo attesi dalla dott.ssa Barbara D’Attoma, a noi ben nota, dopo la recente conferenza, in tema con l’argomento inerente la visita in programma. Visiteremo quindi il Museo-MAST di Castel Goffredo e i suoi tesori, tra cui qualche gustosa e non trascurabile offerta bibliografica.

Ore 16,30: piacevole sosta con un rinfresco, prima della partenza.

Ore 17,30: rientro a Brescia.

Cavriana

<< … Guarda, tutta la piana è una distesa di silenzio
E son caduti tutti i mormorii del vento…>> (Virgilio, Egloga IX, 57-58)

Villa Mirra ha ospitato nei suoi saloni e nelle sue stanze personaggi centrali nella storia del Risorgimento. Durante la Battaglia di Castiglione del 5 agosto 1796, combattuta tra Napoleone Bonaparte e gli Austriaci, qui si insedia il quartiere generale austriaco. Nel 1859, durante i giorni frenetici della Battaglia di Solferino e San Martino, Villa Mirra apre le porte all’imperatore austriaco Francesco Giuseppe e, al termine dei combattimenti, all’imperatore dei Francesi Napoleone III. Quest’ultimo, proprio da Cavriana, spedirà alla moglie il famoso dispaccio “Grande battaglia, grande vittoria”, che porterà i francesi a celebrare la “Victoire de Cavriana”. E ancora, figure come Henry Dunant, il fondatore della Croce Rossa Internazionale; il re Vittorio Emanuele III (1918).

Il Museo Archeologico dell’Alto Mantovano che oggi ha sede nella Villa Mirra a Cavriana venne fondato nel 1966 per iniziativa del Gruppo Archeologico “Cavriana”. Inaugurato nel 1969 ebbe la prima sede nella torre medioevale adiacente alla facciata della Chiesa Parrocchiale. Nel 1983 fu trasferito nella sede attuale ed oggi disponendo di una più vasta superficie espositiva e di moderne attrezzature e infrastutture si colloca tra i primi e più interessanti Musei Archeologici della Lombardia.
Il percorso di visita è articolato in tre sezioni:

Pre / protostorica; – Romana;-  Medioevo/Rinascimentale.

Castel Goffredo

Feudo autonomo gonzaghesco dal 1444 al 1602 qui alla metà del Quattrocento Alessandro Gonzaga diede origine al Marchesato di Castel Goffredo. Nel 1511 nacque la fortezza di Castel Goffredo, caratterizzata da un tipico impianto rinascimentale, che divenne capitale del piccolo Stato, il Marchesato di Castel Goffredo, comprendente  Castiglione e Solferino. Dopo la signoria dei Gonzaga di Castel Goffredo, dal 1603 fino al 1707.                                                                                Si susseguirono i governi austriaci fino alla fine del XVIII sec. , francesi dal 1801 al 1814 e di nuovo austriaci sino al 1866.

È nota come la “città della calza“.

Castel Goffredo – Cippo confinario austriaco del 1756, tra Venezia e l’Impero d’Austria

«… giunsi al castel c’ha di Gioffredo il nome.»

(Matteo BandelloCanti XI de le lodi de la signora Lucretia Gonzaga de Gazuolo, e del vero amore, col tempio di pudicizia, e con altre cose per dentro poeticamente descritte – Le III parche, canto V, 1554 circa)

Visita guidata a Camerino

VISITA SOCI “BERNARDINO MISINTA” A CAMERINO NEL MARZO 2019

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 SCHEDE TECNICHE

La città di Camerino è stata colpita da una prima forte scossa il 24 agosto 2016, alle ore 3 e mezza di mattina, con una magnitudo di 6.0, poi due altre scosse il 26 ottobre 2016, la prima alle 19:11 (magnitudo 5.4), e la seconda alle 21:18 (magnitudo 5.9).

La scossa delle 19 aveva messo tutti in allarme, inducendo a non rientrare nelle case, cosicché la scosse delle 21, che è quella che ha causato i crolli dei palazzi, non ha però trovato nessuno in casa, facendo sì che non vi fossero vittime; pochi giorni dopo, già in piena emergenza con la città evacuata e gli abitanti sfollati, il 30 ottobre 2016 v’è stata la scossa più forte, magnitudo 6.5.

Queste scosse hanno messo in ginocchio la città: alcuni edifici hanno un angolo crollato, in altri ci sono enormi buchi, crepe solcano i muri, nella caserma dei Carabinieri sembra sia scoppiata una grossa bomba, e devastato i palazzi del centro storico, quelli più antichi: il Palazzo arcivescovile, la Cattedrale, e il Palazzo Ducale in cui si trovavano il Rettorato e la Facoltà di Giurisprudenza con la sua biblioteca giuridica.

Camerino, infatti, è sede di una Università fondata dai Papi nel 1336, ed ha una lunga tradizione religiosa: qui vicino vi nacque l’Ordine dei Cappuccini, ha dato i natali ad una Santa venerata in tutto il mondo, Battista Camilla da Varano, e ha dato un Papa alla Chiesa: Clemente X, Papa Altieri, che fu Arcivescovo di Camerino.

L’Università è fra le più antiche del mondo e fra le migliori d’Italia. Statalizzata nel 1958, nelle classifiche ufficiali del CENSIS è da ben quindici anni al primo posto fra le Università piccole (quelle fino a 10.000 studenti). A differenza delle Università di massa, qui i circa 300 professori prestano grande attenzione nel seguire personalmente i circa 9.000 studenti, duemila in più degli abitanti di Camerino. Da nessun’altra parte in Italia c’è un rapporto così simbiotico fra città e Università.

Rettorato e Giurisprudenza, cioè la mente e il cuore pulsante dell’Università, sono sopravvissuti al terremoto grazie all’eroica opera dell’allora Rettore Prof. Corradini e del suo braccio destro, ed attuale Rettore Prof. Pettinari, e dell’allora Preside di Giurisprudenza, Prof. Flamini, e del nuovo ed attuale Preside, Prof. Favale, che praticamente restando operativi ininterrottamente h24, contro vento e maree, sono riusciti a far sì che dopo solo una settimana dal terremoto gli uffici dell’Università fossero di nuovo operativi, e dopo un mese potessero riprendere le lezioni, anche in streaming.

LA BIBLIOTECA GIURIDICA

Il terremoto verificatosi nell’ottobre 2016 si è abbattuto duramente su Camerino ed ha arrecato gravissimi danni anche all’antico Palazzo Ducale dei Da Varano, non soltanto colpendo così al cuore la Scuola di Giurisprudenza e la Biblioteca giuridica, che lo abitavano mantenendolo vivo, ma anche esponendo al rischio di distruzione i preziosissimi libri cinquecenteschi e gli arredi lignei del ‘700 che vi erano religiosamente custoditi:

  • la Biblioteca giuridica possiede circa 000 libri, un’interessante collezione di circa 500 opere a stampa databili tra la fine del 1400 e il 1800.
  • Si tratta d’un fondo antico costituito da materiale molto raro e di particolare valore, di argomento giuridico, che comprende tra l’altro un’edizione del Corpus Iuris Civilis del XV secolo e varie opere monografiche di grandi giureconsulti.
  • Non mancano pregiatissimi documenti di storia camerte, come l’edizione in pergamena dei Decreta Servanda apud Beatae Virginis Templum ad Carceres ed il gruppo di 33 memoriali manoscritti della Camerinensis Rota del XVII secolo.

La Biblioteca giuridica era ospitata nei sotterranei di Palazzo ducale, ed ora non solo è inaccessibile, trovandosi nella zona rossa, ma è anche direttamente inagibile, avendo subito gravi danni.

Una città fantasma

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Cosa fare se un terremoto distrugge un luogo? In nessun caso puntellare le rovine e dimenticarsi del tutto come in Italia a Camerino
Thomas Steinfeld
Suddeutschland Zeitung n. 238, Martedì 16 ottobre 2018
Esiste l’abbozzo di un dramma di Heiner Mueller dal titolo “Philoktet 1979”. Nel testo l’archeologo Heinrich Schliemann entra nel mitico mondo dell’antichità per innescare una bomba al neutrone in modo da trasformare se stesso e tutto ciò che gli sta intorno in un paradiso per gli archeologi: non sopravvivono gli uomini, ma gli edifici, gli interni, i monumenti, in breve: viene conservato tutto solo ciò che è inanimato.
Un caso surreale, eppure un tale mondo esiste. Ma non nasce dalla mente di un fanatico dello scavo, ma da un terremoto. Così, considerato come un paesaggio paradisiaco per un archeologo, esso supera persino l’immaginazione di Heiner Mueller: tale mondo consiste non solo di case abbandonate, ma anche di rovine, che, messe in sicurezza grazie alle più recenti tecnologie, potranno probabilmente sopravvivere allo stato di macerie per centinaia di anni.
La città dove le fantasie di Heiner Mueller si sono trasformate in realtà si chiama Camerino e si trova su una cresta collinare nelle Marche, tra i monti Sibillini e non lontano dai confini con l’Umbria. Come molte altre città della regione ha una importante storia. L’insediamento risale all’epoca preromana, in larga misura presenta caratteri tardo medievali e raggiunse il suo massimo sviluppo all’epoca del primo Rinascimento.
L’ordine cappuccino è nato qui all’alba del 16. secolo e i monaci sono stati più frugali e autentici dei Francescani dai quali si sono distaccati. Le mura della città e la sua rocca (Rocca di Borgia), il palazzo dei Duchi e dei Vescovi, la piazza Cavour con la cattedrale e il monumento a Papa Sisto V, si aprirebbero come l’immagine ideale di una piccola città dell’Italia centrale davanti allo sfondo di un paesaggio ubertoso ed eroico allo stesso tempo qualora si potesse visitare tale luogo. Ma non è possibile. Soldati armati di mitragliatrice presidiano entrambi gli ingressi, ad essi si può arrivare solo con l’autorizzazione del sindaco, accompagnati da un funzionario della protezione civile e con un elmetto giallo in testa.
Una città, dalla quale tutta la vita è stata allontanata, appare più luttuosa di un cimitero. Poiché anche il più sinistro cimitero è consacrato alla pace eterna. Nel caso di una città questo non vale. Circa tremila abitanti abitavano nel “centro storico”, quando il 26 ottobre 2016 la terra ha tremato così tanto che le facciata si sono sgretolate, le torri sono collassate e le scale precipitate. Qualche casa mostra ancora il bucato steso, grigio e lacero. In qualche cucina si scorgono ancora le stoviglie da lavare.
Da quante case sia costituito il centro storico è difficile a dirsi. Un migliaio o di più? Quaranta erano ancora abitabili potendole raggiungere senza rischi: così dichiara un vigile del fuoco. Ora risuona vuoto ogni passo lungo le strade. Queste sono state liberate dalle macerie, mentre la maggior parte degli edifici sono assicurati grazie a impalcature, cavi d’acciaio e puntelli di ferro. Le finestre e le porte sono sostenute da travi, talvolta con l’aiuto di un telaio e due diagonali, in qualche casa improvvisate tettoie proteggono da muri instabili. In una chiesa è appeso un Tiepolo irraggiungibile. E’ curioso: anche gli uccelli sembrano essere fuggiti dalla città, per non parlare di cani e gatti.
L’università è più antica di quelle di Pisa, Praga o Heidelberg. Anch’essa non è quasi accessibile.
Camerino ospita un’università che, secondo una statistica ufficiale è la migliore tra le piccole università. E’ stata fondata nel 1336, ancora prima delle scuole superiori di Pisa, Praga o Heidelberg. Effettivamente Camerino, come la vicina Urbino era una città universitaria nel vero
senso. Non solo perché il rettorato, l’amministrazione, la facoltà di diritto e la biblioteca storica erano ospitate in alcuni dei palazzi più antichi, prima di tutto in Palazzo Ducale, ma anche perché molti dei 9.000 studenti abitavano nella città vecchia mentre i proprietari si erano trasferiti nella moderna periferia.
Il Palazzo Ducale può essere visitato solo se accompagnati. Ma quella che una volta era la scrivania del rettore, un’aula in una maestosa sala, lo studio di un professore sono coperti da una spessa coltre di polvere. La polvere avvolge anche le pitture ai muri, la maggior parte barocche e consacrate a motivi religiosi. Ovunque giacciono o sono appesi oggetti personali, chiavi, sciarpe, notizie scritte a mano. Il professore di diritto Stefano Testa Bappenheim mostra il fascino abbandonato della sua facoltà e porta via dalla sua calcinata biblioteca di consultazione solo il dizionario tecnico. Un piano di scale più sotto il passaggio è bloccato dai calcinacci. Al piano inferiore si trova invece una biblioteca in cui sono conservati volumi di valore storico. Cosa succederà di essi attualmente non sa né Bappenheim né alcun altro.
Quando Amatrice, una cittadina di 2.500 abitanti duecento chilometri circa a sud di Camerino venne distrutta da un terremoto nell’agosto del 2016 morirono trecento persone. Della città stessa sono rimasti solo cumuli di macerie. La distruzione di Amatrice è nota a tutti non solo per i molti morti, ma anche per le immagini che sono circolate. Poco dopo anche Camerino venne distrutta, comparativamente più grande e più importante dal punto di vista della storia della cultura: ma la notizia non raggiunse il mondo, così come avvenne per le cittadine di Visso, Ussita o Castelsantangelo sul Nera: cittadine più piccole e analogamente danneggiate nei monti Sibillini. In Italia si seppe del disastro solo quello che apparve dalle immagini: gli edifici di Camerino sono pur sostenuti da impalcature. Tuttavia la maggior parte di essi non sono altro che case fantasma o quinte teatrali.
Così ci si chiede per quale ragione simile dispendio di mezzi al semplice scopo di garantire la sicurezza degli edifici. Il lavoro appare giustificato solo se la città venisse ricostruita e gli edifici restaurati. Ma questo non sarà: le enormi infrastrutture di sostegno non anticipano altro che la loro futura, permanente esistenza.
All’inizio del 2009 un altro terremoto distrusse buona parte della città vecchia dell’Aquila, il capoluogo degli Abruzzi. All’epoca Silvio Berlusconi, che era Presidente del Consiglio dei Ministri italiano, promise che la città sarebbe stata ricostruita esattamente così come era. Ormai la promessa appare infondata. Una grossa parte del costruito all’esterno della città vecchia è stato ricostruito, nuovi quartieri sono stati riedificati per i senza tetto. Ma nel centro storico sono stati ricostruiti al massimo un quarto degli edifici e a tal fine già spesi 21 miliardi di euro.
Le cose appaiono immobili in una specie di catastrofe stabilizzata
Si dice che ad Amatrice si stia deliberando su un piano di ricostruzione. Al contrario a Camerino le cose sembrano paralizzate in una sorta di catastrofe stabilizzata. In trenta o quarant’anni la città sarà ricostruita – mi annuncia un allegro giornalaio, che gestisce il suo chiosco fuori ed unterhalb (sottostante?) del centro storico. Sia’ sempre stato così da quando la città, dopo essere stata distrutta nel corso della guerra contro Manfredi di Sicilia, venne riedificata da Gentile da Varano nel 1262. Però nel medioevo Stato e Società non erano ancora organizzati in modo centralizzato come le comunità moderne – gran parte della popolazione ha ormai lasciato definitivamente la città per la costa adriatica. E’ probabile che da tempo circoli presso la pubblica amministrazione l’idea che sia meglio cedere (?) i centri storici abbandonati All’interno del centro storico di Camerino si trova un piccolo insediamento fatto da tende fisse di una tipologia che ricorda le feste medievali. I commercianti della città vecchia vi hanno trovato rifugio, il verduriere e l’ufficio turistico, la lavanderia e il panettiere. Alle loro spalle si trova una palestra. In questo modesto scatolone risalente agli anni sessanta o settanta, che si chiama Palazzo Rotary in ricordo del finanziatore, viene custodito il maggior tesoro di Camerino, in scaffali aperti, in parte avvolti da fogli di plastica, impolverati ed esposti alla luce del giorno: la Biblioteca Valentiniana. Il fondo principale, raccolto all’inizio del 19. secolo per offrire all’Università un patrimonio su cui svilupparsi e per proiettare
all’esterno il prestigio di Camerino, include numerosi manoscritti medievali, principalmente sulla storia religiosa delle Marche, libri di geografia illustrati e atlanti datanti dai primi tempi della cartografia moderna, manoscritti di drammaturgia del 16. secolo, principalmente però opere appartenenti alla storia delle scienze, che venivano e vengono studiate a Camerino: giurisprudenza, ma anche botanica, farmacia e medicina veterinaria. Originariamente la biblioteca era conservata nel Palazzo Ducale, in una sala dalla volta a botte, in scaffali costruiti appositamente. Poi c’è stato il terremoto del 1997 e il trasloco del Rettorato e il trasferimento nel “Palazzo Rotary”. Dopo il terremoto del 2016 anche la palestra è stata talmente danneggiata che nessuno più può visitare questa biblioteca.
Oggi lo sguardo scorre dal portone sbarrato lungo le colline intorno lungo le cui pendici si trovano le residenze degli studenti e dove i giuristi dovrebbero trovare un nuovo edificio in una costruzione di vetro che era originariamente destinata a fungere da mensa, mentre invece interi istituti hanno trovato collocazione in containers.
Il professore di diritto Bappenheim dice che lui naturalmente tornerà a Palazzo Ducale, nel suo studio: la città vecchia era tutt’uno con l’università, così come anche la biblioteca era circondata da possenti mura e coronata da una rocca e tuttavia (o piuttosto perciò) una cittadella dello studio, dell’apertura al mondo, della trasmissione del sapere e anche della bellezza. Se questo luogo dovesse andare perduto, non saranno colpite solo le Marche, non solo l’Italia, ma, sia consentito dirlo, tutto ciò che significa cultura europea. Non può, non deve succedere.

Visita primaverile a Catania e Agrigento

Dal 12/04 al 18/04/2018, con visita al:
– Catania e Monastero di san Nicolò l’Arena, le Biblioteche Riunite, Circumetnea e Randazzo

– Valle dell’Alcantara

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– Taormina

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– Enna e il castello di Lombardia, Calascibetta e il villaggio Bizantino


– Aidone/Morgantina


– Villa del Casale


– Agrigento-Biblioteca Lucchesiana- templi


– Selinunte

Visita alle biblioteche di Roma

Programma di viaggio a Roma

Visita alle Biblioteche e alla città eterna.

25 – 30 marzo 2018

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Lunedì, 25 marzo

·         Mattina =Treno BS-ROMA                                                                                                                                                         Trasferimento libero in Hotel. Pranzo libero.

  • Pomeriggio= Partenza ore 15:00, con ritrovo generale nella hall d’hotel alle ore 14,30.

Visita al Monastero dei Santi Quattro Coronati, uno dei monumenti più ricchi di storia, arte e spiritualità di Roma, con la celebre cappella di San Silvestro e i suoi dipinti bizantini.

  • Cena alle ore 20,00 in hotel.

Martedì, 26 marzo

  • = Visita Biblioteca Hertziana. Visita ore 10,00, con partenza dall’hotel alle ore 09,10.
  • Pranzo libero.
  • Pomeriggio= ore 14,30 (nell’ambito più generale del Foro Romano-Palatino, Criptoportico Neroniano, Tempio di Romolo) visita all’Oratorio dei Quaranta Martiri (Santa Maria Antiqua) e Rampa Domizianea.
  • Cena alle ore 20,00 in hotel

Mercoledì, 27 marzo

  • Mattina= Visita alla Biblioteca Casanatense. Visita ore 10,00, con partenza dall’hotel alle ore 09,15. Pranzo libero
  • Pomeriggio= ore 14,30 ritrovo partecipanti in piazza Farnese. Alle ore 15,00 visita a Palazzo Farnese, sede dell’ambasciata Francese in Italia, con gli splendidi affreschi dei  Oltre all’ambasciata, il palazzo ospita la “biblioteca dell’École française” (la scuola archeologica francese di Roma) e al riguardo sto trattando la possibilità di visita, non sempre fattibile, alle ore 16,00, il che sarebbe un vero must . Per la sua mole e forma il palazzo era chiamato “Il dado dei Farnese” ed era considerato una delle “Quattro meraviglie di Roma.”
  • alle ore 20,00 in hotel.

Giovedì, 28 marzo.

  • Mattina= Ore 09,15 partenza dall’hotel per Trastevere. Ore 10,30 visita alla Palazzina Farnese (o Villa Farnesina), una delle più nobili e armoniose realizzazioni del Rinascimento italiano, commissionata da Agostino Chigi a Baldassarre Peruzzi, e affrescata con dipinti ispirati ai miti classici da Raffaello Sanzio, Sebastiano del Piombo, Giovanni da Udine, Giovanni Bazzi detto il Sodoma, Giulio Romano e Giovan Francesco Penni. Avremo anche occasione di visitare la saletta Pompeiana, da anni chiusa per restauro e ora aperta da pochi mesi. La villa è oggi sede di rappresentanza della Accademia dei Lincei.

Pranzo Libero.

  • Pomeriggio= Visita alla Biblioteca dell’Accademia dei Lincei e Corsiniana. Visita ore 15,00, senza trasporti, perchè siamo già sul posto dalla mattina
  • La sera: Ore 19,30, Cena Gastrosofica. Al riguardo, con l’amico Klaus mi sono già interfacciato, nella ottima ipotesi, di una cena nel Quartiere Ebraico (Carciofi alla giudia o altro…) e ho preso contatti con la trattoria di “Sora Margherita”.

Venerdì, 29 marzo.

  • Mattina= Visita al Quirinale, alla Biblioteca e all’Archivio Storico del Quirinale. Visita con partenza dall’hotel alle ore 08,15. Pranzo libero.
  • Pomeriggio= ore 15,00 partenza per visita alla ex “Centrale Elettrica Montemartini”, ora raccolta museale archeologica, con affascinanti installazioni in un ambiente unico e suggestivo.

La partenza avverrà da P.zza Venezia.

  • Cena alle ore 20,00 in hotel.

Sabato, 30 marzo.

  • Mattina= Visita alla Biblioteca Nazionale Centrale, in Castro Pretorio. Visita ore 10,00, con partenza dall’hotel alle ore 09,00.
  • Pranzo in comune, per saluti e arrivederci, presso un ristorante tipico in zona .
  • Pomeriggio= partenza libera, via treno, per rientro a Brescia.