Giovedì 8 giugno 2017, ore 16. Conferenza della Dott.ssa Elisabetta Sangalli.

Sembra incredibile che una delle opere d’arte più studiate al mondo, il Cenacolo di Leonardo da Vinci, possa dire qualche cosa di nuovo e di suggestivo. E’ ciò che ci promette di rivelare la dottoressa Elisabetta Sangalli, giovane studiosa che proporrà una lettura assolutamente nuova di alcuni dettagli del capolavoro vinciano finora non adeguatamente valorizzati. Un viaggio guidato tra pietre e allegorie ci consentirà di gustare mondi espressivi di insospettata suggestione, che il genio assoluto di Leonardo sa ancora regalarci.

INVITO X 1 SANGALLI

PRESENTAZIONE

Leonardo e le dodici pietre del Paradiso

Per la prima volta, un testo approfondito affronta con serietà la simbologia delle pietre dipinte da Leonardo nel Cenacolo del Convento di Santa Maria delle Grazie a Milano, prendendo in considerazione molteplici elementi: dalla gemmologia nelle civiltà antiche, alla tradizione ebraica; dai Lapidari medioevali, all’impiego delle gemme in Età rinascimentale; dall’intenso clima culturale della Lombardia di fine Quattrocento, all’ambito domenicano, ricco di quelle riflessioni teologiche che fornirono a Leonardo il repertorio delle pietre preziose.

Le gemme dipinte da Leonardo nell’Ultima Cena delle Grazie erano ben note a tutti i popoli dell’antichità. Nelle civiltà antiche non solo le pietre più eccellenti come lo smeraldo, il topazio, l’ametista, ma anche le meno pregiate come l’agata e il diaspro erano considerate preziose, perché ai minerali erano associati significati religiosi, astrali e medicali ben precisi. Ad esempio, lo smeraldo, dipinto da Leonardo sulla veste del Cristo, era considerato portatore di pace e simbolo di rinascita e, sino all’età medioevale, venne relazionato alla possibilità di rigenerazione, tanto che santa Ildegarda di Bingen, vissuta nel XII secolo, riteneva si sviluppasse al sorgere del sole, quando la vegetazione si risveglia.

Approfondire lo studio di un dipinto destinato alla vita monastica significa quindi indagare sui contenuti teologici, rintracciabili in tutti i dettagli voluti dal Maestro, comprese le pietre preziose.

Il testo propone infatti una rilettura dell’Ultima Cena mediante l’analisi di dodici gemme preziose, già impiegate dal popolo di Israele per confezionare la veste del sommo sacerdote, e studiate mettendo a confronto l’Ultima Cena di Leonardo con le molte copie conservate nei più importanti musei al mondo, come la copia di Marco da Oggiono di proprietà del Louvre e la copia di Giampietrino della Royal Academy of Arts di Londra, per citarne alcune.

Per via della sua magnificenza, l’Ultima Cena di Leonardo è stata riprodotta nel corso dei secoli. Le copie più fedeli sono state realizzate in grandezza di poco inferiore a quella dell’originale direttamente da artisti di Scuola leonardesca, quindi a breve distanza dalla conclusione dell’originale, ultimato agli inizi del 1498.

La tecnica mista adottata dall’artista – olio misto a tempera, su doppio strato di intonaco – non ha consentito la conservazione del dipinto, giunto a noi estremamente frammentato. Infatti, a causa dell’inarrestabile degrado che ha da sempre interessato il dipinto, molte gemme non si sono conservate, oppure, in alcuni casi, i minuscoli frammenti di colore della pellicola pittorica non sono di per sé sufficienti a una ricognizione certa della specie minerale.

Il confronto tra una copia e l’originale, o tra le stesse copie, ha pertanto permesso di:

– verificare la distribuzione delle pietre nell’impianto figurativo del dipinto;

– scoprire che Leonardo dipinse, con chiara intenzione, solo otto delle dodici pietre bibliche (una sulla veste del Cristo, e le restanti sulle vesti di sette apostoli, scelti non casualmente);

– ricostruire, per quanto possibile, le gemme parzialmente visibili;

– supporre o ricostruire le gemme irrimediabilmente perdute;

analizzare le possibili fonti che fornirono a Leonardo i preziosi dettagli;

– evidenziare il connubio tra le dodici pietre, la Sacra Scrittura e la spiritualità domenicana;

– indagare il significato simbolico, iconografico ed escatologico delle pietre preziose.

Il testo esamina quindi un’iconografia inesplorata e poco conosciuta del Cenacolo di Leonardo, indagata attraverso un continuo confronto tra pietra preziosa e relativo significato biblico, e tra cultura rinascimentale e ambito domenicano; d’altra parte, la moda alla corte di Ludovico il Moro, che prevedeva di indossare i minerali nell’abbigliamento, soprattutto a chiusura di manti e pellicce, contribuì senz’altro all’adozione dell’iconografia delle pietre-castone. Tuttavia, con grande probabilità, Leonardo dipinse le pietre del Cenacolo conferendo loro un’interpretazione personale, svincolandole dal semplice ambito cortese, e associandole a ogni personaggio in base alla personalità e ai carismi propri di ciascuno. Ad esempio, Leonardo dipinge sulla veste di S. Giovanni uno splendido yahalom, un diamante, con chiaro rimando alla luminosa spiritualità dell’apostolo prediletto e al suo cuore puro; lo smeraldo che compare sulla veste del Cristo, discendente dalla tribù di Giuda, era invece associato dalla tradizione ebraica alla tribù di Levi, l’unica ad avere accesso al sacerdozio, mentre la pietra blu-azzurra sulla figura di Andrea sembrerebbe rifarsi maggiormente alla tradizione medioevale, che associava all’apostolo lo zaffiro, il Primo fondamento della Città celeste descritta nel cap. 21 dell’Apocalisse.

In conclusione, questa novità editoriale fa emergere un’iconografia inedita, rivelando ulteriori dettagli e un nuovo volto del Genio di Vinci.

Per ulteriori informazioni https://genialtutor.com/works/leonardo/

Si ringrazia l’Editore Genialtutor.com per aver creduto nella felice intuizione dell’autrice e per aver interamente finanziato il Progetto.

NOTE TECNICHE sulla PUBBLICAZIONE


– Titolo: Leonardo e le dodici pietre del Paradiso

(Leonardo and the twelve stones of Heaven)

– Autore: Elisabetta Sangalli

– Editore: genialtutor.com

– Anno di pubblicazione: dicembre 2016

– Pagg. 230, con 20 tavole a colori e 12 in b.n.

– Testo in doppia lingua (ITA / ENG)

– Versione cartacea (euro 27,00) – formato pag. 24×17

– Versione ebook (euro 4,49).

– Data uscita: 1 dicembre 2016.

– Informazioni: genialtutor.libri@gmail.com

Elisabetta Sangalli

Nata a Monza nel 1966, diplomata presso l’Accademia di Belle Arti di Brera nel 1990, approfondisce in seguito la Conservazione dei Beni culturali, percorso di studio che le permette di iniziare la collaborazione con la Sovrintendenza ai Beni storico artistici nell’ambito del restauro di opere d’arte.

Appassionata di arte ad ampio raggio, attualmente Elisabetta Sangalli affianca l’attività di restauro a quella di promozione di eventi culturali. Collabora con Biblioteche civiche, Associazioni culturali e Università della Terza Età, per le quali conduce incontri di Storia dell’Arte, conferenze a tema e Visite guidate sul territorio.

Nel 2016 ha pubblicato con l’editore Genialtutor.com una ricerca inedita su Leonardo e il Cenacolo Vinciano. Partendo dalle copie dipinte dagli allievi di Leonardo, lo studio ha preso in considerazione le pietre-castone dipinte sulle vesti dei personaggi, proponendone i dettagli e formulando ipotesi di ricostruzione di quanto andato perduto nel dipinto originale.

In data 14 febbraio 2017 l’agenzia ANSA Toscana ha pubblicato la notizia di questa scoperta.

L’opera è stata recentemente inclusa nel Catalogo del Louvre, che ha riconosciuto la validità storico-artistica della ricerca e l’innovativo piano di lettura del dipinto.

Giovedì 18 maggio 2017, ore 16. Conferenza della Dott.ssa Sonia Trovato, Ph.D.

Giovedì 18 maggio 2017 alle ore 16 presso la Sala Conferenze del Broletto in Brescia si terrà la conferenza della dottoressa Sonia Trovato dal titolo “Aspetti di vita sedentaria nelle Satire di Ariosto”, organizzata dall’Associazione Bibliofili Bresciani “Bernardino Misinta”.

La Relatrice proporrà una avvincente e innovativa chiave di lettura di uno dei testi meno conosciuti del grande poeta ferrarese, valorizzando oltre agli aspetti più comunemente acquisiti dalla esegesi letteraria, diverse sfumature di originalità con cui l’Ariosto piegò il genere satirico ad una dimensione lirica e introspettiva di insospettato fascino e di stimolante bellezza (AB).

INVITO X1 TROVATO

Aspetti della vita sedentaria nelle Satire ariostesche

Cinquecento anni fa, Ludovico Ariosto iniziò la composizione di un diario pubblico in versi che oggi conosciamo con il nome di Satire. Sebbene cresciuto nell’epoca in cui il sistema delle corti imponeva agli intellettuali continue peregrinazioni e in cui i navigatori europei circumnavigavano il globo, nell’opera il poeta proclama a più riprese l’attaccamento alla propria contrada e la volontà di viaggiare soltanto «con Ptolomeo» (Satire, III, 63), ossia attraverso le carte geografiche. Alla vastissima disponibilità spaziale dell’Orlando furioso non corrisponde, dunque, una vocazione nomade del suo autore, che, anzi, coltivò con ostinazione, non senza fratture con la committenza estense, la volontà di non allontanarsi da Ferrara e dall’amata Alessandra Benucci. «Da me stesso mi tol chi mi rimove / da la mia terra, e fuor non ne potrei / viver contento, ancor che in grembo a Iove» (Satire, VII, 148-150), confessa Ariosto.

L’intervento intende rilevare come l’ideale sedentario costituisca l’ennesimo elemento di problematicità del rapporto di Ariosto con l’ideologia rinascimentale, con gli apparenti fasti della vita di corte e con l’etichetta crociana di “poeta dell’armonia”. Opporsi al cosmopolitismo cortigiano significa ribellarsi alle degradazioni di un sistema politico evidentemente più complesso e ambiguo dell’immagine edulcorata che è stata, invece, recepita dal senso comune.

 

Sonia Trovato ha concluso nel maggio 2016 il proprio Dottorato presso l’Università degli Studi di Verona, con una tesi, in corso di pubblicazione, sull’influenza dell’Orlando furioso sulla cultura e sulla letteratura contemporanea. La sua attività di ricerca si concentra sul Rinascimento, in particolare sulla figura di Ariosto, e sulle infrazioni al modello della donna angelicata. Durante il periodo dottorale ha scritto articoli, partecipato a convegni, in Italia e all’estero, svolto lezioni e tenuto per due anni il Laboratorio di Composizione italiana. Attualmente è cultrice della materia presso l’ateneo veronese e insegnante alla scuola superiore. Collabora, inoltre, con la casa editrice Prospero Editore. A Brescia, organizza attività culturali con l’associazione e rivista Gruppo 2009 e con la Fondazione Calzari Trebeschi.

Mercoledì 12 aprile 2017. Conferenza dell Dott.ssa Valentina Zanchin e del Prof. Luigi Cataldi.

Mercoledì 12 aprile 2017 alle ore 16 presso l’Emeroteca Queriniana

si terrà una conferenza a due voci riguardante

Emilio Alfieri

Medico e bibliofilo

INVITO CATALDI

Valentina Zanchin è nata a Milano nel 1967. Dopo aver frequentato il liceo artistico ed essersi laureata in Lettere Moderne con una tesi sull’incisione e l’illustrazione contemporanea, si è occupata di didattica museale.

Dal 2000 ha lavorato corne bibliotecaria presso biblioteche private e aziendali occupandosi di riordino e catalogazione, nel 2003 è entrata a far parte del costituendo Centro Apice (Archivi della parola, dell’immagine e della comunicazione editoriale) dell’Università degli studi Milano dove attualmente è bibliotecario conservatore.

Dal 2004 ha seguito numerosi corsi sul trattamento del materiale cartaceo e librario del ‘900, dedicati sia alle metodologie della conservazione preventiva sia all’utilizzo di tecniche di book repair. Attualmente partecipa al gruppo di lavoro sulle emergenze creato dalla Divisione biblioteche dell’Università di Milano.

Appassionata di grafica e illustrazione, ha pubblicato “Piccoli disegni tra amici: gli ex libris di Antonio Rubino” in Innamorato della luna. Antonio Rubino e l’arte del racconto (Milano, Scalpendi 2012), ma ha anche realizzato prototipi di volumi illustrati: Viaggio in bicicletta al centro della terra, rilettura irriverente ma soprattutto un omaggio al testo di Jules Verne, Dot/dash, per la mostra internazionale on line “weloveyourbooks” (entrambi del 2016), The Octopus’s book, vincitore nel 2015 del premio Editoria nella rassegna “Libri mai mai visti” di Russi (Ravenna).

 

Prof. Luigi Cataldi, formatosi professionalmente all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, è Specialista in Pediatria, Neonatologia, Infettivologia e Igiene e Medicina Preventiva. Ha lavorato presso strutture universitarie sia in Italia che all’estero, in Svizzera (1968), Francia (1988) e USA (1988). Ha svolto la sua attività clinica e di Professore Associato confermato di Pediatria Generale e Specialistica dal 1989, già Titolare dell’insegnamento di Pediatria nel Corso di Laurea di Odontoiatria dell’UCSC e affidatario di numerosi insegnamenti in ambito pediatrico, neonatologico, storico-medico e demoetnoantropologico. Ha concluso la sua attività assistenziale nel 2014, col ruolo di Direttore dell’UOC di Pediatria del Policlinico Gemelli.

E’ stato relatore, su invito, fin dal 1974, in numerosissimi congressi nazionali e internazionali, ha tenuto seminari e conferenze presso numerose sedi universitarie, anche in Asia (Libano, Turchia), Africa, Nord America (Canada e USA), Sud America (Argentina, Colombia) e Australia (Melbourne) .

Ha tenuto numerosissime conferenze in vari campi, dalla storia della medicina al sociale, con attenzione alle problematiche della Famiglia

Istruzione e Formazione

  • Laurea in Medicina e Chirurgia presso Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma in data 19/07/69
  • Specializzazione in Clinica Pediatrica presso Università degli Studi di Pisa in data 29/11/71
  • Specializzazione in Malattie Infettive presso Università degli Studi di Roma – La Sapienza in data 17/07/75
  • Specializzazione in Igiene e Medicina Preventiva – Orientamento Laboratorio presso Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma in data 10/11/77
  • Specializzazione in Neonatologia presso Università degli Studi di Roma Sapienza in data 13/11/80
  • Dottorato in Bioetica e Organizzazione Sanitaria, presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, 1992.
  • Socio della Società Italiana di Pediatria (SIP) per conto della quale è stato presidente regionale del Lazio del Gruppo di Neonatologia (GLN)
  • Socio fondatore della Società di Neonatologia (SIN), di cui è stato tesoriere per due mandati e quindi consigliere.
  • Fondatore (1986) e Segretario del Gruppo di Studio di Nefrologia Neonatale (GSNN) del GLN della SIP, confluito nel 1994 nella SIN, è stato rieletto segretario nel giugno 2013.
  • E’ stato segretario del Gruppo di Studio di Storia della Pediatria per tre mandati (GSSP, rieletto nel 2009, e dimissionario nel 2011)
  • E’ stato consigliere nazionale della Società Italiana di Medicina Perinatale (1991-94)
  • E’ socio di numerose società scientifiche internazionali (UENPS, ESPR,UMEMS, Soc. Française Néonatologie).
  • Presidente della Sez di Medicina e Chirurgia dell’Associazione “ALUMNI Cattolica, Ass. Ludovico Necchi” della quale è Vicepresidente Nazionale

Premi e riconoscimenti

  • Nella commissione 06 dei fondi MIUR eletto continuativamente ogni biennio dal 1986 fino alla fine del 2014.
  • Nella Consulta dell’UCSC x due quadrienni (2007-10 e 2011-14)
  • Referee per varie riviste internazionali (Pediatrics, Neonatology, Nature Nephrology and Urology, Eur J Ped., Pediatric Nephrology, J Perin. Med., JMFNM, etc), per il Comitato di Attribuzione fondi di Ricerca del Canada (2007) e del Premio Società Greca di Pediatria del 1998.
  • Dal 1993 è Cavaliere Ufficiale al merito della Repubblica Italiana.
  • Dal 1993 è Commendatore dell’Ordine Pontificio di San Silvestro Papa dello Stato della Città del Vaticano.
  • Dal 1993 ad oggi è stato presidente e membro di commissioni per l’attribuzione di numerosissimi premi di studio e di ricerca della SIN, Gruppo Normanno, AISERNUI, Lyons, Franco Chiappe, Luisa Businco, provincia di Caserta, etc . Premio Ubaldo Dimita della SIN (dal 1999 AL 2015), SIP (R.Jemma, S.Maggiore).

Società Greca di Pediatria

Canadian National Research Council

Rappresentante eletto dei professori a Contratto nel Consiglio di Facoltà di Medicina e Chirurgia per il Biennio 2014-16.

Ha meritato numerose segnalazioni per premi a pubblicazioni sue e dei suoi allievi. Nel 2014 è stato insignito del premio “Città Nuova” per la carriera, a Gallipoli, e nel 2015 del premio “Luigi Coppola”.

Attività di ricerca e relative pubblicazioni

  • E’ autore di oltre 450 pubblicazioni, (tra queste in numerose su riviste di impatto internazionale, tra le quali Lancet), in vari campi della pediatria, neonatologia medicina perinatale e in ambito sociale, e 7 monografie (1 in lingua inglese) e ha curato il volume degli Atti di 34 congressi e Corsi di aggiornamento (18 nazionali e 16 internazionali) da lui organizzati.

Fin da studente è impegnato nel Sociale:

Era a Firenze col Gruppo di studenti della nostra Facoltà in occasione dell’alluvione del 1966.

In Irpinia è stato responsabile del gruppo della Nostra Comunità in occasione del terremoto del 1981.

Fondatore dell’Associazione AISERNUI (1993) che pubblica libri e fascicoli scientifici e aiuta giovani con premi di Studio (premio Sanna, premio Dimita) e organizza eventi di formazione, con attenzione anche alle problematiche sociali, Socio dell’Associazione Universitaria per la Cooperazione internazionale – AUCI Onlus-ong, operante presso la UCSC di Roma..

Ha svolto attività di sostegno e formazione sanitaria in Libano, (1993-2006), in Tunisia (2000 e segg), in Palestina (2005-6), in Africa sub-sahariana (Togo e Benin 2006-07) Argentina (2008, 2009). 

Presidente eletto fin dal 1991 della sezione di Medicina e Chirurgia dell’Associazione “Ludovico Necchi” che riunisce gli ex-allievi di ogni Facoltà dell’UCSC è attualmente vicepresidente nazionale confermato per un secondo mandato quadriennale (2014-2018) della stessa Associazione, più nota come “ALUMNICATTOLICA Ass. Ludovico Necchi”.

Bibliofilo per DNA, entrambi i genitori docenti (di disegno e storia dell’arte la madre, di lettere classiche e storia e filosofia il padre, poi preside nei Licei, Scientifico e Classico).

La sua personale biblioteca conta circa 6000 volumi comprende prevalentemente testi di medicina: una decina di cinquecentine (tra le quali un Philonium di Valesco de Tarenta finito di stampare il 20 marzo 1521, impresso a Venezia dagli eredi di Ottaviano Scoto), 47 volumi a stampa del XVII sec. tra i quali La regola delli cinque ordini dell’architettura di Iacopo Barozzi da Vignola, impresso da Vittorio Serena Forma in Bologna (sd). Un centinaio di volumi del XVIII secolo tra i quali una I^ e una II^ edizione del “De sedibus… per anatomen indagatis“ e altre opere di GB  Morgagni.

 

 

 

 

Giovedì 16 marzo 2017 ore 16:00. Conferenza del prof. Severino Bertini e suoi Alunni.

GIOVEDI’ 16 MARZO 2017

ORE 16:00

Interessante conferenza a più voci su una famiglia di stampatori lonatesi:

i Rampazetto, che hanno usato i torchi da stampa dal 1540 al 1613.

L’argomento è stato sviluppato da una ricerca del prof. Severino Bertini assieme ai suoi alunni della 3° e 5° Liceo Scientifico dell’ Istituto Scolastico Superiore “G. Perlasca di Idro.

INVITO BERTINI

Profilo biografico del prof. Severino Bertini

Docente di storia e filosofia nei licei bresciani, l’Autore da oltre un decennio condivide la sua passione per l’insegnamento con la passione per gli archivi e la ricerca. Questo lo ha portato a numerose pubblicazioni sulle riviste di storia locale tra cui ricordiamo il saggio In viva morte morta vita vivo! Saggio sul De gli eroici furori di Giordano Bruno pubblicato sulle «Memorie dell’Ateneo di Salò» (2005); I mulini di Goglione, pubblicato sia sulla rivista «Civiltà bresciana» (dicembre 2010 e marzo 2011) che sulle «Memorie dell’Ateneo di Salò» (2011); Uomini in acqua e trote per strada. Brevi cenni sulle piene del fiume Chiese, pubblicato sulla rivista «AsarNews» (2011) e Le varie sedi municipali di Prevalle e le peregrinazioni dell’archivio, su «Civiltà bresciana» (dicembre 2012).

Ha pubblicato articoli in volumi collettivi tra cui «Vicende dell’edificio in “contrata de Notega” dai Medici ai Camplani», in Studi, interventi e leggende sul palazzo Morani-Cantoni, a cura di Ferdinando Butti e Claudio Chesi, Montichiari 2009 e «Polveri, cannoni, schioppi e montoni. La produzione del salnitro nel Settecento in Riviera», in La Riviera di Salò nel Settecento. Atti del convegno I trecento anni del Monastero della Visitazione (1712-2012), Associazione storico-archeologica della Riviera, Salò 2013.

Facendo seguito all’intervento al convegno «Esplorando le antiche Quadre della Riviera», tenutosi nella Sala dei Provveditori di Salò nel giugno 2011, l’Autore ha pubblicato per i tipi Liberedizioni il libro dal titolo Storie di uomini e di ponti. Il passaggio sul fiume Chiese a Calvagese tra Gavardo e Bedizzole (Brescia 2014). In veste di curatore nel 2016 ha pubblicato il lavoro della 5a Liceo Scientifico «G. Perlasca» di Idro dal titolo Conflitti e terre contese tra Bagolino e i Lodron nel Cinquecento (Brescia, Liberedizioni). L’ultimo lavoro apparso, dal titolo Questo matrimonio non s’ha da fare. Canonici delitti nel Cinquecento a Lonato, ricostruisce alcune vicende famigliari del famoso agronomo lonatese Camillo Tarello e gli intrecci con le più importanti famiglie lonatesi.

Dal 7 al 24 marzo 2017. MOSTRA UN “FRAMMENTO” UN CODICE

Dal 7 al 24 marzo 2017. MOSTRA UN “FRAMMENTO” UN CODICE

Nell’atrio antico di ingresso al Salone. Primo piano.

“FRAMMENTI” QUERINIANI
I “frammenti queriniani” sono ciò che resta di manoscritti
su pergamena anteriori al XIV secolo usati per rilegare libri
e fascicoli dei secoli successivi.

Nuovo filmato (11).Movie_IstantaneaLa pergamena (membrana o charta in latino) è la pelle di
una pecora o un vitello che, opportunamente lavorata ovvero
raschiata e sbiancata viene ridotta ad un foglio sottile,
ma molto resistente, su cui è possibile scrivere. Per questo motivo è stata
usata fin dall’antichità proprio per questo scopo.
Utilizzata prima dell’avvento della carta in Europa (intorno
al XII secolo) era un materiale molto costoso (da una
pecora si ricavava un foglio su cui scrivere sia sul fronte che
sul retro) per cui gli antichi codici (libri fatti con fogli di pergamena) erano oggetti di gran lusso appannaggio di re, aristocratici secolari e clericali. I codici venivano prodotti in ricchi monasteri per la produzione prevalentemente di libri devozionali, ma anche di opere letterarie e scienfifiche.

Nuovo filmato (12).Movie_IstantaneaI libri devozionali erano usati intensivamente per i
servizi religiosi e pertanto, nonostante la resistenza della
pergamena, andavano incontro, nei secoli, ad un graduale
deterioramento e dovevano essere sostituiti. Anche i libri
non devozionali, col tempo andavano gradualmente danneggiandosi
al punto tale che, ad un possessore esigente,
potevano apparire poco confacenti.
Per tale motivo i libri da sfasciare finirono nelle botteghe dei legatori di nuovi libri.

Nuovo filmato (13).Movie_IstantaneaSi verificò quindi che libri con i fogli in pergamena
scritti soprattutto fino all’XI e XII secolo vennero slegati ed
i fogli sciolti, essendo particolarmente resistenti e costosi,
potevano essere riutilizzati come copertine di manoscritti,
incunaboli e dei libri stampati nei secoli dalla metà del 1400 in poi.
Anche i notai che avevano la necessità di raccogliere e
mantenere ordinati i loro atti furono egregiamente accontentati
dai legatori che riutilizzarono i fogli di pergamena sciolti.

Nuovo filmato (16).Movie_IstantaneaQuesti avvenimenti che hanno segnato significativamente
la storia del libro furono determinanti per raggiungere
risultati straordinariamente importanti per la cultura veicolata
non solo dai contenuti dei libri, ma anche dalle loro legature.
Dall’800 lo studio di ciò che resta degli antichi fogli in pergamena: “frammenti”, scritti in un lontano passato e ritrovati incollati alle copertine di libri o di fascicoli notarili hanno permesso di scoprire importanti scritti di antichi autori.
I “frammenti” di antichi libri sono diventati quindi un utile campo di ricerca e studio per molti studiosi che arricchiscono il nostro bagaglio culturale.

20170303_090854Legatura realizzata con un “frammento” di foglio manoscritto nel settecentesco Salone di lettura della Biblioteca Queriniana.
Salone G.VI.37

G.VI.37Salone G.VI.37. Legatura con “frammento” di un foglio di perganena tratto da:
Lezionario: Io 18, 38-40; 19; 1-10; Gn 22, 9-19; «Lectio quarto: Factum
est in vigilia matutina». Sec. XIV-XV; area tedesca; membranaceo, mm 260 x 240
(415 bifoglio incompleto); ligatura a inchiostro, testo su una colonna; specchio rigato
mm//217 x 140; 23 linee superstiti; scrittura gotica testuale; rubriche, iniziali rubricate,
lettere sovrascritte “a” e “c” per la lettura del Vangelo.
Usato per la legatura di un libro:
Coperta di Melchior Goldast, Replicatio pro sac. Caesarea et regia Francorum maiestate….,
Hanoviae, apud Thomam Villerianum, 1611.