Mercoledì, 17 gennaio 2018, ore 16. Conferenza del Dott. Roberto Panchieri.

La prima conferenza 2018 dal titolo

“Brescia all’epoca della renovatio urbis.

Tipologie e caratteri architettonici dei palazzi bresciani del Cinquecento come specchio degli scritti di Nicolò Zen”

sarà tenuta dal

Dott. Roberto Panchieri

cultore dell’architettura rinascimentale a Brescia

INVITO PANCHIERIIl magistrato veneziano Nicolò Zen, nelle sue opere manoscritte e a stampa, esprime la temperie culturale veneziana dei primi del Cinquecento, diretta a una renovatio sociale della Repubblica da cercare nel recupero di antichi valori e nel perseguimento dell’uguaglianza come fondamento dell’armonia interna allo Stato. Dal punto di vista architettonico ciò si traduce, soprattutto durante la prima metà del Cinquecento, nella diffusione di una tipologia di edilizia privata caratterizzata da una contenuta mediocritas che evita qualsiasi conflitto con l’opulenza dei palazzi del potere politico. I palazzi bresciani di questo periodo ricalcano con precisione le teorie espresse dallo Zen e, allo stesso tempo, le loro facciate diventano libri aperti sui quali leggere il progressivo aggiornamento del linguaggio dell’architettura, da bizzarre espressioni proto-rinascimentali fino alle prime esuberanze anticipanti il barocco. Muovendo dalle parole dello Zen, si seguirà un percorso tra facciate e portali di palazzi bresciani più e meno noti, in cui questa conservatrice renovatio urbis si concretizza senza impedire una definizione sempre più moderna e aggiornata dell’architettura, fino ad alcuni esempi tardo cinquecenteschi in cui la mediocritas, tanto cara alla vecchia nobiltà, è ormai sistematicamente disattesa da chi pretende di ostentare il proprio status sociale.

Dott. Roberto Panchieri, diplomato geometra nel 2008, consegue la laurea in Ingegneria edile-Architettura a Brescia nel 2016 con una tesi sullo sviluppo del linguaggio architettonico rinascimentale a Brescia durante il XVI secolo. Appassionato da sempre di storia dell’arte e dell’architettura locali, cura un blog sul tema e segue alcuni percorsi di ricerca aperti sull’architettura bresciana del Cinquecento. È attualmente professore per le scuole superiori presso Eurostudi Srl (Brescia).

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16 dicembre 2017. Cena degli Auguri.

MISINTA 47 Cena degli Auguri pg 12420171216_220002_Richtone(HDR)La professoressa Paola Bonfadini, docente di Storia dell’Arte, illustra la storia dell’ex-convento (diventato caserma in epoca napoleonica):

Il convento di Sant’Afra in Sant’Eufemia, monastero benedettino, fu ricostruito e ristrutturato tra Quattrocento e Settecento. Nel 1479 la chiesa viene terminata anche per ospitare, nella cripta sotto il presbiterio, le reliquie del vescovo Paterio, sacro alla devozione religiosa cittadina.  Nel 1797 il monastero viene soppresso, mentre la chiesa rimane aperta e consacrata. Nel 1859 il complesso ospitò gli uffici del comando militare nazionale, e attualmente è sede del Centro Documentale dell’Esercito italiano. Nell’interno dell’edificio si vedono le tracce di pregevoli affreschi di significati pittori bresciani attivi nel secondo decennio del Cinquecento come Lattanzio Gambara..

Giovedì, 26 ottobre 2017. Conferenza del Dott. Pierluigi Serena

Care Amiche e Amici bibliofili,

la prossima conferenza riguarderà la storia dell’Arco e dell’Arcieria

con una presentazione particolarmente interessante teorica e pratica

in cui verranno esposti e mostrato l’uso

di diverse tipologie di archi ricostruiti personalmente.

La conferenza si terrà giovedì 26 ottobre 2017

presso l’Emeroteca alle ore 17.

INVITO SERENA

Presentazione.

Nel 1545 la nave ammiraglia da guerra del re Enrico VIII, la famosa “Mary Rose”, affondava disastrosamente nelle acque del Solent, al largo dell’isola di Wight, mentre si preparava a respingere un attacco navale francese. I freddi abissi della Manica si tramutarono nella silente tomba che fino ad oggi aveva nascosto ai nostri occhi il suo prezioso carico sia umano che di attrezzature nautiche, armamenti sia individuali che collettivi, archi da guerra (i famosi Longbows) frecce, barili, libri di bordo, registri etc. Un vero e proprio mondo sparito negli abissi come una sorta di Titanic ante litteram, ritornato alla luce solo di recente (1978) grazie al lavoro quasi eroico di recupero, conservazione e restauro eseguito dagli archeologi e appassionati britannici della “Mary Rose”.

Nello stesso anno un semi sconosciuto docente universitario, con il “vizio” del tiro con l’arco, presentava al re Enrico un suo singolare trattato dal titolo greco di TOXOPHILUS, che tradotto letteralmente significa “colui che ama l’arco”, un trattato sul tiro con l’arco sia per lo svago che per la difesa in guerra. Il re ne fu talmente entusiasta da garantire all’autore una pensione a vita per il suo eccellente lavoro, ma il sempre maggior sviluppo e perfezionamento delle armi da fuoco fece si che questo appassionato trattato di difesa dell’arco, il nobile strumento che rese grande l’Inghilterra, sprofondasse proprio come la Mary Rose nelle acque ancor più profonde dell’oblio degli uomini. Poco noto persino in Inghilterra, sebbene sia stato il primo libro accademico mai scritto in lingua inglese, il Toxophilus era però sopravvissuto nelle distratte menti di alcuni arcieri ed appassionati sotto forma di un imprendibile “fantasma”, una lontanissima eco di alati strali che lontani avi avevano narrato ad altrettanti lontani amici e parenti; fino a che, agli inizi del secolo scorso, la riscoperta del tiro con l’arco come valida disciplina mentale e sportiva ha visto il sorgere di una selva prima sporadica e poi lussureggiante di manualistica illustrativa e divulgativa sul tiro con l’arco supportata dal sorgere e dall’affermarsi di varie federazioni di tiro con l’arco nazionali ed internazionali e quasi ogni libro scritto da allora sull’argomento non manca di riportare quasi fosse un talismano: “Roger Ascham nel Toxophilus dice…” alimentando così una sorta di leggenda attorno a un trattato e a un personaggio che rischiava ormai di entrare nelle fiabe assieme agli gnomi e ai folletti. Roger Ascham era uno degli uomini più colti del ‘500, era il precettore e maestro nientemeno che della principessa Elisabetta, futura regina Elisabetta I Tudor, ed era in più un arciere; chi dunque meglio di lui poteva trasmetterci un “discorso” sull’arco e sulla importantissima collocazione storica attraverso pagine “fresche” di cinque secoli?

L’opera tradotta per la prima volta in italiano nel 1999 da Stefano Benini, eccellente arciere, studioso e sperimentatore, può dunque essere paragonata a quella svolta dal gruppo archeologico di recupero, salvataggio e restauro dell’ammiraglia inglese Mary Rose, il cui risultato è oggi esposto nel museo di Portsmouth: non un salvataggio di reperti e suppellettili, pur importanti, ma il salvataggio di un “sacro testo” e una testimonianza fondamentali.

Ecco dunque il Toxophilus, un dialogo sul tiro con l’arco e la sua importanza ed eccellenza nella storia, il primo manuale mai scritto sull’uso dell’arco lungo, finalmente sottratto al vago e fiabesco mondo del “si dice che”.

Pierluigi Serena, arciere compulsivo di lungo corso, si dedica da alcuni lustri allo studio della storia dell’arco e dell’arcieria. Quale appassionato si diletta nell’applicazione dell’archeologia sperimentale ricostruendo, con possibili e congruenti metodologie utilizzate nelle varie epoche storiche (e ambienti umani), archi, frecce e oggetti pertinenti. Iscritto alla FIARC ( Federazione Italiana Arcieri di Campagna) pratica, a livello sportivo, il tiro con l’arco nella versione “simulazione venatoria – tiro istintivo” nella categoria “arco storico” con materiali costruiti in proprio.

Giovedì 21 settembre 2017, ore 16. Conferenza del Dott. Pasquale Di Viesti.

Riprendiamo il ciclo delle nostre conferenze con

una conferenza altamente significativa per bibliofili appassionati.

Il Dott. Pasquale Di Viesti,

responsabile della Sezione Libro antico a stampa e

coordinatore della Biblioteca Digitale

nella Biblioteca Teresiana di Mantova,

ci parlerà dei tesori in essa custoditi.

INVITO DI VIESTICome si legge nella presentazione del Catalogo degli Incunaboli della Biblioteca Comunale Teresiana di Mantova, in essa sono presenti 1089 edizioni del XV secolo presenti nel Fondo incunaboli dalla Biblioteca Teresiana di Mantova, con brevi notizie descrittive delle particolarità materiali di tutti gli esemplari posseduti, nonché la segnalazione di eventuali altre opere di secoli successivi ad essi legate, per un totale di 1617 testi rilevati. Il catalogo è inoltre corredato di numerosi indici (autori secondari, editori e tipografi, provenienze e possessori) che ne rendono più agevole la consultazione.

copertinaIl Fondo si colloca tra le più importanti raccolte conservate presso le biblioteche italiane, sia per quanto concerne la rarità (sono ben cinque le edizioni testimoniate al mondo soltanto dagli esemplari qui descritti), sia per il pregio silografico di molte edizioni e per le miniature presenti in parecchi esemplari

Le tematiche di cui ci parlerà il Dott. Di Viesti saranno, per linee generali, le medesime già trattate nella  Premessa introduttiva al Catalogo, e cioè:

–          alcuni cenni sintetici sulla storia della formazione del Fondo incunabolistico della Teresiana, a partire dalla sua fondazione nel 1780, e sul suo progressivo incremento quantitativo nel corso degli ultimi due secoli di esistenza della Biblioteca;

–          una rapida carrellata sulle provenienze dei vari volumi, con l’illustrazione di alcuni criteri metodologici mirati a determinare, per quanto possibile, i tratti distintivi di appartenenza dei volumi ai più significativi e consistenti nuclei librari che lo compongono;

–          un breve esame della composizione del Fondo librario giunto fino a noi, con alcuni approfondimenti sulle particolarità delle edizioni e degli esemplari posseduti, con particolare riguardo verso quelli rari, illustrati silografici o miniati, e forniti di legature di pregio.

Ne discute con l’autore il prof. Giancarlo Petrella.

Il Dott. Pasquale Di Viesti, dopo i primi interessi in campo estetico e artistico contemporaneo (con laurea in filosofia all’Università di Bologna), si è avvicinato a partire dal 1983 al mondo delle biblioteche, assunto presso la Biblioteca Teresiana di Mantova, con la qualifica di catalogatore del Fondo moderno.

Dal 1994 si è occupato di Libro antico, cominciando a catalogare le cinquecentine italiane (per Edit 16) e a revisionare gli incunaboli.

Attualmente ricopre la funzione di responsabile dei Fondi antichi a stampa della Biblioteca Teresiana di Mantova, nonché quella di coordinatore della Biblioteca Digitale di Mantova (consultabile a partire dal sito ufficiale) che ospita gran parte dei manoscritti e di altre opere rare di proprietà della Biblioteca stessa.

Tra le ultime pubblicazioni c’è la cura della mostra e del catalogo (in collaborazione con Andrea Canova) “La Tipografia a Mantova nel Quattrocento” (Mantova, Publi-Paolini, 2014) uscito in occasione della riapertura ufficiale delle Sale storiche monumentali della Teresiana, dopo gli interventi di restauro durati 15 anni.